venerdì 18 aprile 2014

Lo sciamanesimo

Lo sciamanesimo

di Bhola Nath Banstola e Mariarosa Genitrini
«Il tuono non è più la voce di un dio furente né il fulmine è l'arma della sua vendetta.
Nessun fiume contiene uno spirito né l'albero
è il principio vitale di un uomo, i serpenti non sono
personificazione di saggezza né alcuna grotta di montagna
è dimora di grandi demoni.
Nessuna voce parla più all'uomo, oggi, venendo da pietre, piante o animali,
né l'uomo si rivolge ad essi convinto che lo possano udire».
C.G. Jung
 
 
Il ritmo del tamburo aumenta, la stanza si riempie del fumo. dell'incenso, di voci, di canti, il corpo del JHANKRI inizia a scuotersi, a sobbalzare, il copricapo di penne di pavone si muove come se l'uccello stesse prendendo il volo, la bandoliera di campanelle, scossa dal corpo, fa da sottofondo al suono del tamburo, in un ritmo convulso, quasi disordinato, che sembra paralizzare l'aria, congelare il tempo. 
Il corpo dello sciamano, luogo di convergenza di esseri soprannaturali provenienti da tutte le direzioni cosmiche, è pronto ad accogliere la divinità che, per bocca dello sciamano, parlerà, darà responsi, farà divinazioni, darà consigli, rimprovererà, consolerà, sceglierà il giorno propizio per un matrimonio, il nome giusto da dare ad un neonato.
II Jankri, lo sciamano nepalese, con la lunga gonna bianca, il copricapo di penne di pavone, il tamburo a due facce, diventa allora il centro del villaggio, l'intermediario tra il mondo visibile, fenomenico, e quello divino, al quale l'uomo «normale» non ha accesso. Compito importante dello sciamano è regolare e conservare il flusso dell'energia spirituale del villaggio, fare in modo che riti e tradizioni siano rispettati, che ci sia armonia nei rapporti interpersonali, nei rapporti con la natura, in un concetto di divinizzazione della natura stessa.
Il tamburo diventa il suo «veicolo», con il quale iniziare il viaggio estatico oltre i confini materiali per entrare nel mondo degli spiriti, per avere le risposte da riportare al richiedente, è la sua «antenna magnetica» per catalizzare l'energia, per trasformarsi da agricoltore, allevatore, a «uomo‑medicina».
II suono del tamburo focalizza l'attenzione, crea un'atmosfera di concentrazione rendendogli possibile di penetrare profondamente nello stato di trance, pur rimanendo cosciente di quanto succede.
Recenti ricerche hanno provato che il suono del tamburo riproduce la frequenza d'onda theta, associato con lo stato di sogno, immaginazione e trance. Lo sciamano è quindi, durante il viaggio, in uno stato di «lucido sogno», cosciente di quanto sta accadendo e capace di protrarre tale condizione.
Se per i profani il tamburo è solo un oggetto di legno e pelle di capra, per lo sciamano è la rappresentazione del Cielo e del mondo sotterraneo e il suono è un suono divino, il battito del cuore della Madre Terra.
La recitazione dei mantra diventa il suo linguaggio, attraverso il quale colloquiare con le divinità, è la voce degli dèi e degli spiriti. Il suono è un aspetto vitale dello sciamanesimo.
È attraverso il suono e il canto che lo sciamano esprime sia il suo potere sia i suoi intenti, ripercorre il mito della creazione e costruisce una scala musicale fra lui e le divinità.
I canti rappresentano la musica degli dèi e degli spiriti, canali di energia e di potere. Durante la cerimonia, lo sciamano intona diversi canti: il primo è costituito da preghiere volte ad allontanare dagli individui, dalla comunità influssi di spiriti negativi e delle forze del male, il secondo tipo è quello dell'invocazione che viene diretta agli spiriti e alle divinità tutelari per ottenere il sostegno, l'aiuto o il favore.
Con l'aiuto di oggetti liturgici lo sciamano si pone quindi in contatto con il mondo soprannaturale, gli spiriti diventano suoi assistenti e compagni di viaggio, i suoi interlocutori, gli dèi assumono precisi contorni, personalità definite, e un colloquio si instaura fra loro e lo sciamano.
Lo sciamanesimo è la più arcaica pratica di guarigione, la prima forma di professione del genere umano, la nostra prima religione che si può datare a 100.000 anni fa o forse più.
È un'antica pratica che utilizza stati alterati di coscienza per contattare spiriti ed entità, la cui essenza è la visione animistica della natura, dove tutto è riconosciuto come vivo, manifestazione del divino e poiché tutti gli aspetti del cosmo sono percepiti interconnessi ‑ l'universo è una reale rete di energia, vibrazioni e forme ‑ lo sciamano è riconosciuto come intermediario tra i vari piani dell'esistenza, capace di percepire e di interagire con il mondo degli spiriti, di viaggiare tra essi, consapevole della fragilità umana, dei pericoli di forze magiche che possono causare malattie, carestie o disgrazie.
Caratteristica di ogni cultura sciamanica è la visione «spirituale» della malattia, dove la manifestazione fisica, esterna, è solo la rappresentazione di un disagio interno, di una «frattura» interna. Per lo sciamano l'aspetto spirituale della guarigione è di primaria importanza, mentre medici e psicoterapeuti la ignorano. Lo sciamano va alla ricerca, durante il viaggio, di un'anima persa o rapita, con riti appropriati la restituisce, restituendo così l'energia vitale al paziente, ripristina rapporti alterati fra le persone e con l'ambiente, essendo ciò causa di malattia, spiega sogni e visioni, e sottolinea l'importanza della crescita spirituale, dell'aiuto reciproco.
È la prima disciplina spirituale o percorso che conduce alla immediata conoscenza del «sacro», è la radice dalla quale si sono sviluppate le altre discipline spirituali. Ma è una pratica ancora attuale, grazie alla sua saggezza psicologica, sociale ed ecologica che le permette di sopravvivere nella cultura tecnologica contemporanea. Lo sciamanesimo ci parla attraverso il tempo senza età e per mezzo di rituali arriva nella profondità della nostra anima, nell'essenza della spiritualità, per insegnarci ad ascoltare la voce interiore, per indicarci la strada della realizzazione.
Lo sciamano è un viaggiatore cosmico capace, in un volontario stato alterato di coscienza, e con l'aiuto del tamburo, di entrare in altre sfere dell'esistenza, per sottomettere gli spiriti della malattia, per entrare nel mondo degli antenati e degli dei, per acquisire informazioni, rivelazioni e potere per aiutare gli altri.
Lo sciamano può decidere di intraprendere il «viaggio» per differenti ragioni; per diagnosticare o trattare stati di malattia, per divinazione, per acquisire potere con l'aiuto di spiriti, animali guida o altre entità spirituali, per contattare spiriti di persone morte che non hanno ancora trovato la collocazione giusta e disturbano, per stabilire contatti con guide o insegnanti in una non ordinaria realtà, dai quali avere consigli.
In tutte queste attività, lo sciamano generalmente rimane cosciente, controlla le proprie facoltà e la volontà e non è mai vittima di possessioni.
Il viaggio sciamanico verso lo spazio cosmico avviene lungo l'axis mundi, un immaginario asse che collega, secondo la cosmologia sciamanica, i tre livelli di esistenza.
Il livello intermedio è il mondo che conosciamo, degli eventi umani. Il inondo sotterraneo può essere associato con il Regno della Morte e di spiriti pericolosi il cui protettore è Nag, il dio serpente. È lo spazio percorso dallo sciamano durante il viaggio, quando deve cercare un'anima rapita da qualche spirito e la cui perdita ha causato lo stato di malattia.
Il terzo livello è il Regno Celestiale, il regno degli dèi, della luce... fonte di ispirazione per lo sciamano e di consolazione per gli uomini.
Il viaggio sciamanico lo si può analizzare anche come un nostro personale percorso iniziatico, dove I'axis mundi, una «struttura» al di là del visibile, corrisponde ai 7 chakra, o centri di energia, che sono all'esterno del nostro corpo fisico, oltre il tempo, oltre lo spazio e l'esistenza materiale. Così come lo sciamano deve saper percorrere, durante il viaggio, l'axis mundi, così l'abilità dello yogini è di muovere l'energia, situata alla base della colonna vertebrale e rappresentata come un serpente attorcigliato, lungo il canale fino all'ultimo chakra, alla sommità del capo. Il primo chakra rappresenta quindi quello che per lo sciamano è il mondo sotterraneo, regno del dio serpente, per arrivare al Regno Celestiale, la realizzazione dell'ultimo dei 7 chakra, lo stato di estasi, di comunione con il Divino.
Secondo lo sciamanesimo, noi siamo i profeti di noi stessi, i guaritori di noi stessi, è dentro di noi che dobbiamo cercare e risvegliare il potere addormentato. Le pratiche sciamaniche, sebbene il termine shaman derivi da un termine siberiano, sono universali, e un filo conduttore unisce le differenti culture sciamaniche, tese ad un unico scopo: il raggiungimento della armonia personale e con tutto ciò che ci circonda, la realizzazione personale e l'estrinsecazione del «divino» che è dentro di noi, attraverso l'apertura di nuovi canali di comunicazione, canali che erano aperti ai nostri antenati ma che sono scomparsi con l'avanzare della civilizzazione.
Lo sciamanesimo non è esclusivamente un fenomeno di società tribali, lontane dalla nostra cultura, permeato di folclore, è invece una nostra tradizione che è stata distrutta e che dobbiamo ripristinare, è un ritorno alla nostra vera natura, è un riconnetterci con il potere delle piante, degli animali, con l'incredibile potere dell'universo, è un percorso spirituale di crescita, un viaggio fra l'ordinaria realtà e quella non‑ordinaria, il ritorno ad una visione mitologica del mondo, attraverso rituali capaci di ricollegarci alle nostre radici ancestrali.
Bhola Nath Banstola       Mariarosa Genitrini

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